L’alba dei borghi e la nascita dei borghesi

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L’organizzazione feudale degli antichi centri urbani europei

Durante l’epoca medievale, i centri urbani in Europa erano sottomessi ai feudi di conti, marchesi, baroni e vescovi. In questa gerarchia di potere, la presenza di un vescovo era di fondamentale importanza per la qualifica di città. Un palazzo vescovile e una cattedrale erano, infatti, i requisiti essenziali per riconoscere un centro abitato come città.

Al di fuori di queste città, esistevano piccoli insediamenti noti come borghi. I borghi erano principalmente abitati da mercanti e artigiani, che non trovavano spazio nelle città e quindi costruivano le loro case e botteghe all’interno di questi centri minori. Coloro che vivevano nei borghi erano chiamati borghesi, una classe sociale posizionata al di sotto della nobiltà e del clero, ma al di sopra dei contadini.

I feudatari e i vescovi avevano poteri considerevoli sui borghesi, tra cui il diritto di banno, che permetteva loro di esigere la taglia, imporre le corvée, e riscuotere le tasse. Tuttavia, la situazione stava per cambiare.

L’insorgere dei borghesi e la creazione dei comuni

I borghesi, stanchi dei privilegi feudali, cominciarono a cercare un modo per ottenere maggiore autonomia. A differenza di prima, i borghesi non erano più analfabeti e non vivevano isolati in campagne desolate o piccoli villaggi. Vivendo vicini gli uni agli altri nei borghi, avevano l’opportunità di discutere i loro interessi in luoghi comuni come taverne.

Questo portò alla formulazione di vari piani per l’acquisizione di più potere e autonomia. Essi riconobbero l’importanza sia del denaro sia di un esercito in grado di combattere. Con questa consapevolezza, i borghesi si allearono con una milizia cittadina, addestrandosi e preparandosi militarmente. Nacquero così i Comuni, associazioni armate di reciproca solidarietà, determinate a combattere fino alla morte per l’obiettivo di una maggiore autonomia.

Attraverso una combinazione di lotte armate e abili trattative, i Comuni di tutta Europa ottennero numerose libertà. Tra queste vi erano la libertà dalle taglie signorili, la libertà giudiziaria, la libertà di battere moneta, e la libertà di ampliare le mura cittadine.

L’evoluzione dei comuni e la democrazia comunale

I Comuni non erano solo luoghi di resistenza, ma si svilupparono anche in forme organizzate di governo. Ai consoli venne affidato il potere giudiziario ed esecutivo, mentre il potere legislativo era delegato a due consigli: il consiglio maggiore e il minore. Questa organizzazione politica trasformò i comuni in vere e proprie città-stato.

Tuttavia, con il passare del tempo, si sviluppò una dicotomia tra i borghesi più ricchi, noti come “grassi”, e quelli più poveri, i “minuti”. Questa divisione di classe portò a lotte per il potere. Per mitigare i conflitti, i Comuni introdussero la figura del podestà, una persona esterna chiamata a governare e a riportare la pace tra la popolazione.

Nel XIII secolo, si vide un ulteriore passo verso la democrazia quando il capitano del popolo venne affiancato al podestà, rendendo i comuni più democratici.

L’eredita delle università e l’emergere del terzo potere

Un’altra importante eredità dei comuni fu l’istituzione delle università. Le più antiche tra queste sono l’Università di Bologna, fondata da un maestro di diritto e i suoi studenti, e l’Università di Salerno, attiva già dal X secolo. A queste si affiancarono successivamente altre importanti istituzioni come le università di Padova, Montpellier, Parigi e Oxford.

L’emergere di queste istituzioni segnò la nascita del “terzo potere”, il potere della cultura, che si rivelò forse il più importante. Le università divennero luoghi di conoscenza e innovazione, contribuendo alla formazione di una classe borghese istruita e influente. Le idee e le scoperte scientifiche che si diffondevano nelle università influenzavano non solo i borghesi, ma anche la nobiltà e il clero, rafforzando così il loro potere e il loro status nella società.

Il potere di trasformazione dei borghi e dei borghesi: un retaggio duraturo

In conclusione, i borghi e i borghesi hanno avuto un ruolo fondamentale nel plasmare la storia europea. Questi gruppi, inizialmente marginalizzati dal potere feudale, hanno dimostrato una resilienza e una determinazione notevoli nel rivendicare la propria autonomia.

Attraverso la loro crescente capacità di organizzarsi, i borghesi sono riusciti a rivendicare una serie di libertà fondamentali. Queste rivendicazioni non erano solo per il beneficio personale, ma miravano a trasformare i loro borghi in entità politiche autonome, evolvendo in vere e proprie città-stato. Questa trasformazione ha rappresentato un cambiamento significativo nell’assetto politico dell’epoca, offrendo un esempio precoce di democrazia al livello comunitario.

La creazione delle università è stata un altro aspetto cruciale del contributo dei borghesi. Queste istituzioni hanno favorito la diffusione del sapere, promuovendo una cultura dell’apprendimento e dell’innovazione. L’istruzione universitaria ha offerto ai borghesi le competenze e le conoscenze necessarie per competere con la nobiltà e il clero, facendo emergere il cosiddetto “terzo potere”, ovvero il potere della cultura.

Questo “terzo potere” ha avuto un impatto significativo sulla società, influenzando le norme sociali, le politiche e le decisioni economiche. La cultura, la conoscenza e l’innovazione provenienti dalle università hanno gettato le basi per l’illuminismo e la rivoluzione industriale, eventi che hanno profondamente trasformato la società.

Oggi, il retaggio dei borghesi è ancora molto vivo. Le loro lotte per l’autonomia e la giustizia hanno lasciato un’impronta indelebile sulla nostra comprensione dei diritti umani e della democrazia. Le università che hanno fondato continuano a essere baluardi della conoscenza e dell’innovazione. Così, i borghi e i borghesi, una volta considerati marginali, sono diventati uno degli attori chiave nel plasmare la società contemporanea.

Redazione

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